Le teorie psicodinamiche considerano gli attacchi di panico come la conseguenza dell'insuccesso di una difesa nei confronti di impulsi che provocano ansia.
Quella che inizialmente era una modesta ansia di segnalazione diviene una sensazione opprimente di apprensione, associata a sintomi somatici.
Nell'agorafobia, ad esempio, le teorie psicodinamiche mettono in rilievo la perdita di un genitore in età pediatrica e una storia di ansia di separazione.
Il trovarsi solo in luoghi pubblici ravviva l'ansia infantile del sentirsi abbandonato.
I meccanismi di difesa utilizzati comprendono la repressione, lo spostamento, l'evitamento e la simbolizzazione.
Le separazioni traumatiche durante l'età pediatrica possono influenzare lo sviluppo del sistema nervoso del bambino, che di conseguenza diviene suscettibile all'ansia una volta adulto.
Molti pazienti descrivono gli attacchi di panico come se comparissero dal nulla, quasi che fattori psicologici non fossero coinvolti, ma l'esplorazione psicodinamica spesso rivela un evidente movente psicologico.
Sebbene gli attacchi di panico siano correlati dal punto di vista neurofisiologico con il locus coeruleus, l'esordio del panico è infatti di solito correlato a fattori ambientali o psicologici.
I soggetti con disturbo di panico hanno una maggiore incidenza di eventi stressanti della vita, in particolare perdite nei mesi precedenti l'inizio del disturbo di panico.
Inoltre, i pazienti tipicamente provano un maggiore tormento nei confronti degli eventi della vita rispetto a chi non soffre di tale disturbo.
Le ricerche indicano che la causa degli attacchi coinvolge probabilmente il significato inconscio degli eventi stressanti e che la loro patogenesi può essere correlata a fattori neuropsicologici scatenati dalle reazioni psicologiche.
Gli psicoterapeuti psicodinamici dovrebbero sempre effettuare una ricerca completa dei possibili fattori scatenanti ogni volta che eseguono una valutazione diagnostica su un paziente con disturbo di panico.
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