Ricercatori statunitensi sostengono che gli odori possano essere usati per ridurre la paura - mentre si dorme.
In sintesi: le persone vengono "condizionate" ad associare due diverse immagini, a loro volta associate ad odori diversi, con la paura. Durante il sonno sono esposti ad uno di tali odori. Quando si svegliano risultano essere meno spaventati dall'immagine collegata a quello specifico odore.
Un esperto inglese ha elogiato lo studio, apparso su "Nature Neuroscience", ed ha sostenuto che potrebbe risultare utile nel trattamento delle fobie e, forse, persino del Disturbo Post-Traumatico da Stress (DPTS).
Le persone sofferenti di fobie vengono già comunemente trattate con una "esposizione graduale" agli stimoli ansiogeni quando si trovano nello stato di veglia; questo studio suggerisce la possibilità che il medesimo trattamento possa essere praticato quando si trovano nella condizione di sonno ad onde lente. Questo è il periodo del sonno più profondo, laddove si ritiene che i ricordi, in particolare quelli legati alle emozioni, vengano elaborati.
I ricercatori hanno mostrato a 15 persone sane immagini di due diversi volti.
Contemporaneamente, è stata loro somministrata una scarica elettrica di lieve intensità. Sono stati contemporaneamente esposti ad uno specifico odore, quale limone, menta, garofano o legno.
L'esperimento è stato poi completato durante il sonno. Mentre si trovavano nella condizione di sonno profondo i pazienti venivano nuovamente esposti all'odore collegato ad una delle due immagini che erano state loro mostrate. Successivamente, una volta svegli, venivano loro nuovamente proposte le due immagini, questa volta senza odori né stimolazione elettrica.
I pazienti mostravano meno paura quando veniva loro nuovamente mostrata l'immagine collegata all'odore che avevano sentito mentre dormivano rispetto all'altra.
Le loro risposte emotive sono state "misurate" attraverso scansioni cerebrali magnetico nucleari ed attraverso il livello di sudorazione cutanea. Nelle scansioni cerebrali erano evidenti cambiamenti nelle aree della memoria, come l'ippocampo, e nei patterns dell'attività cerebrale nelle regioni associate alle emozioni, come l'amigdala.
Le persone coinvolte nell'esperimento si erano trovate nella condizione di sonno profondo per periodi variabili tra 5 e 40 minuti, e l'effetto risultava maggiormente evidente in coloro che avevano dormito più a lungo.
La Dr.ssa Katherina Hauner (North Western University Feinberg School of Medecine, di Chicago), che ha condotto lo studio, ha detto: "Si tratta di un riscontro nuovo. Abbiamo mostrato una piccola ma significativa riduzione della paura".
"Se questo riscontro potesse essere considerato valido anche relativamente ad una paura pre-esistente (e non solo a quella sperimentalmente indotta), il trattamento terapeutico delle fobie potrebbe essere reso più efficace con l'intervento durante il sonno."
La ricercatrice ha anche affermato che l'area delle fobie è quella più ovvia da considerare come "bersaglio" di tale tipo di intervento, poiché gli obiettivi su cui intervenire sono relativamente semplici, almeno rispetto a quelli del Disturbo Post-Traumatico da Stress.
Ed ha concluso che ulteriori ricerche si renderanno necessarie al fine di poter compiutamente comprendere i risultati che tale tipo di intervento potrebbe avere.
articolo originale: BBC Health News
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