sabato 15 settembre 2018

Anoressia Mentale: clinica

Di per sè, l'anoressia è la perdita totale o parziale dell'appetito; è un sintomo che rinvia o a una malattia organica o a una malattia psicogena connessa a disturbi dell'affettività.

Nell'ambito delle anoressie ha un particolare rilievo l'anoressia mentale o nervosa che è uno stato patologico che insorge prevalentemente in giovani donne per conflitti di tipo emotivo, i più comuni dei quali riguardano l'accettazione del proprio ruolo femmi­nile, e per conflitti psicologici maturati all'interno del nucleo familiare e in particolare - in genere - con la figura della madre.

A parte il rifiuto ad alimentarsi é l'ap­parente totale mancanza di preoccupazione per il vistoso dimagrimento, il comportamento appare vi­vace e normale, anche se l'estrema debolezza può portare a condizioni anche mortali.

Tre sono i segni che consen­tono di distinguere un'anoressia mentale dalle altre forme di anoressia:

1) il disturbo dell'immagine cor­porea di proporzioni deliranti da cui dipende anche l'assenza di preoccupazione per stadi anche gravis­simi di emaciazione;
2) il disturbo della percezione e cognizione degli stimoli provenienti dal corpo, da cui dipendono, ad esempio, l'iperattività, nono­stante l'evidente esaurimento di energia e l'eccessiva persistenza delle posture corporee estremamente di­sagevoli, come se il corpo non ne soffrisse;
3) il senso paralizzante di impotenza cui si collega il ter­rore di perdere il controllo sui propri istinti orali ed essere travolti dall'impulso incontrollato a mangiare.

Dal punto di vista psicodinamico M. Selvini Pa­lazzoli scrive che «il cibo non è per le anoressiche affatto negativo come cosa in sé, [...] ma è amabile, desiderabile, interessante, importante, continua­mente presente allo spirito. [...] È l'atto di cibarsi che è divenuto pericoloso e angoscioso. Nessuna azione, neppure un delitto, assume per l'anoressica un significato di auto-degradazione e sconfitta quanto il satollarsi»
All'origine di un comportamento anoressico c'è «una madre ag­gressivamente iperprotettiva e impervia, incapace di concepire la figlia come una persona nel suo proprio diritto. Non di rado è la coppia parentale, nella sua complementarità patologica o l'intero gruppo fami­liare sabotatore dei bisogni di base dell'Io dell'ano­ressica. [...] Quando la pubertà del corpo femminile espone la giovinetta ad un'esperienza brusca e trau­matizzante, il proprio corpo infantile deve essere di­sinvestito dalla libido narcisistica al fine di ri-inve­stire narcisisticamente il corpo nuovo, ma questo passaggio non riesce perché la paziente non è in grado di sentire il corpo adulto che va assumendo come suo, perché troppo simile al corpo della madre da cui l'lo vuole ad ogni costo distinguersi. [...] Si struttura così una difesa dell'Io dominata dal rinne­gamento del corpo e del cibo-corpo per identificarsi ad un'imago corporea ideale, desessualizzata e acar­nale»

L'anoressia mentale va distinta dalle anoressie reattive che possono insorgere in ogni età in rap­porto a un trauma emotivo umiliante e deludente, ­dalle anoressie croniche che iniziano nella prima in­fanzia e migliorano solo transitoriamente nell'adole­scenza persistendo per tutta la vita con numero­si disturbi ipocondriaci; dai dimagrimenti per difficoltà meccanico funzionali ad alimentarsi quali disfagie, fobie, spasmi esofagei e vomiti incoercibili, dai rifiuti del cibo di origine malinconica o schizo­frenica, e infine dalle anoressie di origine endocrina.

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