Di per sè, l'anoressia è la perdita totale o parziale
dell'appetito; è un sintomo che rinvia o a una malattia organica o a una
malattia psicogena connessa a disturbi dell'affettività.
Nell'ambito delle anoressie ha un particolare rilievo l'anoressia mentale o nervosa che è uno stato patologico che insorge prevalentemente in giovani donne per conflitti di tipo emotivo, i più comuni dei quali riguardano l'accettazione del proprio ruolo femminile, e per conflitti psicologici maturati all'interno del nucleo familiare e in particolare - in genere - con la figura della madre.
A parte il rifiuto ad alimentarsi é l'apparente totale mancanza di preoccupazione per il vistoso dimagrimento, il comportamento appare vivace e normale, anche se l'estrema debolezza può portare a condizioni anche mortali.
Tre sono i segni che consentono di distinguere un'anoressia mentale dalle altre forme di anoressia:
1) il disturbo dell'immagine corporea di proporzioni deliranti da cui dipende anche l'assenza di preoccupazione per stadi anche gravissimi di emaciazione;
2) il disturbo della percezione e cognizione degli stimoli provenienti dal corpo, da cui dipendono, ad esempio, l'iperattività, nonostante l'evidente esaurimento di energia e l'eccessiva persistenza delle posture corporee estremamente disagevoli, come se il corpo non ne soffrisse;
3) il senso paralizzante di impotenza cui si collega il terrore di perdere il controllo sui propri istinti orali ed essere travolti dall'impulso incontrollato a mangiare.
Dal punto di vista psicodinamico M. Selvini Palazzoli scrive che «il cibo non è per le anoressiche affatto negativo come cosa in sé, [...] ma è amabile, desiderabile, interessante, importante, continuamente presente allo spirito. [...] È l'atto di cibarsi che è divenuto pericoloso e angoscioso. Nessuna azione, neppure un delitto, assume per l'anoressica un significato di auto-degradazione e sconfitta quanto il satollarsi»
All'origine di un comportamento anoressico c'è «una madre aggressivamente iperprotettiva e impervia, incapace di concepire la figlia come una persona nel suo proprio diritto. Non di rado è la coppia parentale, nella sua complementarità patologica o l'intero gruppo familiare sabotatore dei bisogni di base dell'Io dell'anoressica. [...] Quando la pubertà del corpo femminile espone la giovinetta ad un'esperienza brusca e traumatizzante, il proprio corpo infantile deve essere disinvestito dalla libido narcisistica al fine di ri-investire narcisisticamente il corpo nuovo, ma questo passaggio non riesce perché la paziente non è in grado di sentire il corpo adulto che va assumendo come suo, perché troppo simile al corpo della madre da cui l'lo vuole ad ogni costo distinguersi. [...] Si struttura così una difesa dell'Io dominata dal rinnegamento del corpo e del cibo-corpo per identificarsi ad un'imago corporea ideale, desessualizzata e acarnale»
L'anoressia mentale va distinta dalle anoressie reattive che possono insorgere in ogni età in rapporto a un trauma emotivo umiliante e deludente, dalle anoressie croniche che iniziano nella prima infanzia e migliorano solo transitoriamente nell'adolescenza persistendo per tutta la vita con numerosi disturbi ipocondriaci; dai dimagrimenti per difficoltà meccanico funzionali ad alimentarsi quali disfagie, fobie, spasmi esofagei e vomiti incoercibili, dai rifiuti del cibo di origine malinconica o schizofrenica, e infine dalle anoressie di origine endocrina.
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